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Ritorno. Il culto delle anime pezzentelle

  01 Febbraio 2019

Esposte nel Complesso museale di Santa Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco in via dei Tribunali oltre cento anime del Purgatorio, realizzate in terracotta dipinta fra XIX e XX secolo, provenienti da una collezione privata.

Le anime, mai esposte prima, sono le protagoniste della mostra “Ritorno. Il culto delle anime pezzentelle”. I pezzi facevano parte di una grande collezione romana rilevata dal restauratore Diego Pistone, poi acquisita dall’Opera Pia Purgatorio ad Arco Onlus, che, come spiega il Presidente Giuseppe d’Acunto, “da più di 400 anni custodisce un patrimonio di fede, arte e cultura, con una sistematica azione di valorizzazione del luogo”.

Le statuette un tempo popolavano quella miriade di piccole grotte con le anime del purgatorio in attesa del “rifrisco”, disseminate in particolare nel centro antico di Napoli. Ci sono gruppi interi con lo scoglio, ovvero la base su cui poggiano i pastori come definita nell’arte presepiale, in legno o in compensato con sughero, con il Crocifisso, l’Addolorata e il teschio, oltre che una serie di anime a mezzo busto avvolte dalle fiamme e imploranti penitenza e perdono di cartapesta, di terracotta policroma di diverse dimensioni.

“Un vero e proprio ritorno a casa delle anime – dice Francesca Amirante, curatrice della Mostra e del Complesso Museale – che trovano nel Purgatorio ad Arco la loro nuova dimora”. Le anime raccolte testimoniano il “grande affollamento” del Purgatorio: preti, soldati, vecchi, giovani, fanciulle. A braccia aperte, alzate oppure in preghiera, le figure si rivolgono verso il fedele per chiedere una preghiera che li avvicinerà al Paradiso. “La dedizione all’anima, concretizzata nella capuzzella – dice Vittoria Vaino, coordinatrice delle attività museali – faceva sperare in una ricompensa, perché nelle richieste c’era fonda- mentalmente il desiderio di poter vivere una vita normale, dove le fasi più importanti dell’esistenza fossero rispettate. Trovare l’amore, quindi, un lavoro per sostenere dignitosamente la famiglia, avere dei gli, essere in salute. Nelle anime si riponeva la speranza del cambiamento, ed in questa speranza i devoti trovavano conforto”.

> di Raffaele Rinaldi

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