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RUBRICA CRONACHE DALLA CITTÀ: Una Città Giardino

  13 Luglio 2018

Non hanno il sole le città del nord, né l’azzurro nostro, devono combattere i grigi dei loro posti freddi col colore, sulle case, nei giardini, e con un policromatismo esasperato nelle opere d’arte contemporanee sparse a grappolo in piazze e giardini, e poi i fiori.

La nostra città, abituata alla bellezza ereditata, al miracolo che avviene appena spunta il sole cinque giorni su sette e la rende una gouache perenne, sembra non ne abbia bisogno dei fiori, pare che presuntuosamente non voglia un surplus di bellezza.

Il cittadino che si trova a passeggiare per la Villa Comunale in Riviera è poco attento alla penuria di fiori, forse perché soffocato dal doppio azzurro di mare e cielo, e lo stesso accade dalla Loggia di San Martino e da Capodimonte: troppa bellezza, a cosa servono i fiori?

È anche indolenza amministrativa e civica, come se fosse una legge di mercato: non c’è offerta perché non c’è richiesta, tante volte i soldi: “…con le tante emergenze di questa città, i fiori sono l’ultima cosa…”, penseranno gli amministratori, e i cittadini assuefatti al degrado.

Eppure in tempi non distanti le nostre aiuole erano lussureggianti di fiori, le poche che abbiamo, perché per la stessa accezione di cui parlavamo sopra: a che servono le aiuole con questo mare?

Alcune aiuole, con un’ottima pratica, sono state affidate ai commercianti che dovrebbero gestirle, ma dopo l’inaugurazione e l’apposizione del cartello pubblicitario dell’attività, ridiventano discariche di spazzatura last minute. La soluzione ancora una volta sarebbe la concorrenza.

In Francia è istituito il Consiglio Nazionale delle Città e Villaggi in Fiore e, cito testualmente dall’articolo 2 dello statuto: “…contribuire alla difesa dell’ambiente naturale e al miglioramento della vita delle città e dei villaggi della Francia”.

Quando si entra in una città francese si notano sui segnali di località i vari fiori assegnati, come le stelle per gli alberghi; per una città bella: 4 fiori.

Si può fare, siamo belli, perché non essere bellissimi?

> di Francesco Di Domenico

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