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Napoli in prima fila per la cultura digitale

  10 Luglio 2018

Il TICHE, per la tutela dei beni culturali, è l’unico Cluster del Sud. Capofila il Suor Orsola Benincasa

Turismo, beni culturali e industria della creatività sono le aree ad alto potenziale di sviluppo, individuate dal Programma nazionale della ricerca, nelle quali l’Italia possiede asset e competenze distintive che devono essere sostenute con l’obiettivo di aumentarne la ricaduta economica.

Queste le motivazioni alla base del Cluster TICHE (Technological Innovation in Cultural Heritage), promosso dall’Università di Napoli Suor Orsola Benincasa, che vede riuniti atenei, istituzioni di ricerca, aziende ed enti territoriali impegnati in progetti sulla valorizzazione e la tutela dei Beni culturali. “Si tratta dell’unico cluster con testa nell’Italia Meridionale e governato da un’università – sottolinea Lucio d’Alessandro, rettore del Suor Orsola Benincasa e presidente del Cluster Cultural Heritage -. La vecchia idea di conservazione del bene culturale soprattutto come sua preservazione da contatti pericolosi è completamente cambiata: oggi il bene culturale è completamente immerso nella contemporaneità. Vi è immerso nella sua essenza materiale, grazie alle tecnologie di rappresentarlo, ma anche nella sua immaterialità, con la sua capacità di stare nei luoghi. Oggi i musei sono molto diversi rispetto al passato, perché sono innervati dentro reti molto vaste e che consentono la leggibilità del bene in frequenze, sequele e serie diverse”.

Il Cluster nel settore delle Tecnologie per il Patrimonio Culturale mira a realizzare un sistema d’innovazione territoriale attraverso la connessione in rete e il governo delle competenze e delle risorse pubbliche e private di ricerca, sviluppo e produzione, la gestione dell’innovazione, il trasferimento tecnologico e l’incubazione di impresa, con attrazione di investimenti e finanza dedicata.

Il network sul patrimonio culturale, approcciando il tema delle competenze e della valorizzazione del Digital Cultural Heritage da diversi punti di vista, fa della condivisione di saperi un modello operativo per la conservazione e la valorizzazione delle nuove tipologie di patrimonio culturale che stanno emergendo sulla spinta della rivoluzione tecnologica, le entità culturali digitali, intese sia come beni intangibili e immateriali contemporanei, sia come metodi, processi e tecniche digitali finalizzati alla riproduzione nei contenuti delle entità culturali analogiche materiali, intangibili e immateriali, sotto forma di musei virtuali, digital libraries, archivi, database e altro.

E’ cambiato, inoltre, il modo di comunicare e valorizzare la cultura, attraverso modalità come la realtà aumentata, che, come avviene all’interno della Cappella Pignatelli, un grande dimostratore di tecnologie per i beni culturali nel cuore di Napoli, c’è la possibilità di far vedere il bene in maniera molto più ravvicinata e diretta, confrontandola con altri beni culturali. In questo scenario il Suor Orsola Benincasa costituisce un polo universitario in grado di integrare laboratori e formazione di competenze diverse che vanno dalla conservazione e restauro di beni culturali, alla comunicazione, tutti ambiti caratterizzati dall’uso di moderne tecnologia.

“Vogliamo portare l’antica tradizione delle Scienze Umane, con la loro storia e i loro significati profondi, dentro il mondo contemporaneo – aggiunge d’Alessandro -, operando una sorta di trasformazione culturale anche sugli operatori del settore. Quindi, trasferire nella mentalità dei giovani questa nuova idea del rapporto tra bene culturale e tecnologia. Un percorso che può essere molto utile nel Mezzogiorno, un territorio ricco di beni culturali che deve essere capace di operare non solo azioni di conservazione e valorizzazione, ma anche di produrre frutti, ricchezza effettiva, per le nuove generazioni. Questi patrimoni, se opportunamente valorizzati attraverso la conoscenza e le tecnologie, possono entrare nel circuito produttivo ed operare ricadute economiche nell’ambito del turismo, dell’industria creativa e della conoscenza”.

> di Francesco Bellofatto

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