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DIZIONARIO APPASSIONATO DELL’IDENTITÀ CULTURALE

  20 Aprile 2018

Schifano: Voglio far conoscere agli italiani e agli stessi napoletani una vera capitale europea

Unico francese a essere cittadino onorario napoletano (dal 1994 si firma orgogliosamente Civis Neapolitanus), lo scrittore Jean-Noël Schifano in questo volume condensa il suo amore per la città dalla civiltà millenaria, declinando le lettere dell’alfabeto come sentimenti e visioni maturate nei sedici anni vissuti da partenopeo. Ecco come lo racconta a DODICI Magazine.

Dictionnaire amoureux de Naples, ovvero “Dizionario appassionato di Napoli”, un nuovo progetto editoriale in attesa di pubblicazione. Di cosa si tratta?

Un Dizionario appassionato è fatto con scienza e amore. Ci vuole la conoscenza più profonda di una realtà e ci vuole passione per trasmettere questa conoscenza. Un Dizionario normale, o anche un libro che si presenta come esaustivo sulla storia di Napoli, dà freddamente dei dati, magari corregge anche la “storia scuntrafatta”. Questo è bene, direi tradizionale per ogni enciclopedia. La differenza notevole con un Dizionario appassionato è la conoscenza trasmessa attraverso esperienze personali, ciò che, durante anni e anni luminosi e rivelatori di vita napoletana, ho vissuto fino alla passione col desiderio vitale di sapere e di trasmettere questo sapere. E’ un libro che mette battiti di cuore nei tre millenni di civiltà napoletana e permette di andare oltre i semplici, freddi dati: in questo modo la conoscenza scientifica, le molteplici scoperte che ho fatto, fondamentali, anche sul nome di Partenope o il Ramo d’Oro virgiliano, o il famoso Uovo di Virgilio, passano per l’esperienza vissuta sui luoghi, sul terreno dove s’iscrivono le dette scoperte. L’amore è un rivelatore e, senza passione, non c’è nè storia, nè filosofia, nè scienza, c’è solo un sapere monco, scheletrico. Trasmettere come se ogni voce del Dizionario fosse una confidenza d’amore.

Quali sono le sue fonti ?

Potrei dire da Omero a Basile, Rea e De Simone, da Stupor Mundi a Carlo III no al 2018 dove riappare ciò che ho chiamato il complesso di Nerone, dalla lingua napoletana alla pizza, al babà, al mandolino, ma soprattutto sono le napoletane e i napoletani con cui ho vissuto e scoperto l’armonia tra la porosità del tufo biondo e la porosità del cuore. La stratificazione visibile ad ogni passo delle civiltà che hanno fatto l’immensa ed esemplare civiltà napoletana si legge in ogni napoletana e in ogni napoletano. La voce di Napoli ci apre all’universale: più si è napoletani, più si è universali. Ecco il lo rosso del mio Dizionario che si apre appassionatamente ad ogni voce; voci che fanno echi tra di loro no a formare ciò che i Napoletani chiamano da mesi “Il libro della Città”.

Quindi, non solo un libro…

Dentro questo progetto c’è una bellissima fetta di Napoli, quella che crea, che si industria, che vive di arte, che fa l’arte, che si sta mobilitando, attraverso una serie di iniziative che permetteranno di andare in stampa. Un progetto d’amore che si sta realizzando grazie all’amore. La prodezza per realizzare la traduzione del mio “Dictionnaire amoureux de Naples” la dobbiamo all’editrice Donatella Gallone che ha saputo sollecitare la passione per questo libro di saperi e di passione. Vero primato napoletano da aggiungere a tutti gli altri lungo i secoli: non s’è mai visto al mondo un crowdfunding per tradurre un libro, anche se giudicato importante. Idea geniale come solo Napoli e una napoletana potevano inventare, alla quale idea hanno risposto i cittadini, la cultura del Municipio nella persona dell’assessore Nino Daniele, i francesisti dell’Università Suor Orsola Benincasa per una traduzione corale diretta dal Professore Alvio Patierno, com’ è corale tutta l’operazione di pubblicazione intorno al Mondo di Suk diretto dalla Gallone, alla quale hanno risposto, ognuno con il proprio genio creativo, circa 150 artisti che hanno dato una loro opera da vendere per sostenere la pubblicazione del Dizionario. Un’ immensa gratitudine m’invade solo al pensare che una città intera, la nostra città capitale, la “nazione napoletana” si muova con tale generosità per rispecchiarsi in un libro che, in fondo, tutta Napoli ha scritto con me. Fino alla mia morte, condividerò l’anema carnale di Napoli.

Vivere Napoli da cittadino e viverla con gli occhi di chi la guarda da lontano…

Non sono mai lontano da Napoli, mai, e, ad ogni modo, sono molto più vicino a Napoli che Raffaele La Capria. Napoletani si nasce, certo, ma anzitutto si diviene. Anche vivendo a Roma o a Parigi, non se ne perde mai l’armonia, anche nelle più scure tragedie, anche nelle più terribili ferite, anche leggendo l’indispensabile “Il mare non bagna Napoli” di Anna Maria Ortese. Ho vissuto a Napoli le grida del terremoto, e, prima, l’episodio del colera; ho vissuto le nascite e i morti, gli ospedali, i cimiteri, gli amici in lutto e in gioia, il senso intimo della napoletanità, i legami sottili come seta e forti come funi, e li vivo tuttora oggi. Il libro, la pietra, la carne sono sempre uniti in me per trasmettere la nostra civiltà – dico “nostra” perché la mia vera identità, il mio vero battesimo li ho ricevuti in dono a Napoli quando sono stato riconosciuto concittadino da tutti i napoletani, ufficialmente nel 1994. Ma Napoli, da decenni batteva già nelle mie vene, come possono testimoniare la mia vita e i miei libri.

> di Manuela Ragucci

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