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Nei dolci natalizi la storia di Napoli

  17 Dicembre 2017

I dolci per le feste affondano le loro radici nel centro storico di Napoli dove anticamente erano situati i laboratori conventuali in cui venivano realizzate le specialità che poi sono entrate di diritto a far parte della tradizione dolciaria della città.

Susamielli, Roccocò, Struffoli e Raffioli trovano le loro radici nei conventi di S. Croce di Lucca (via Tribunali) e S. Maria dello Splendore (via Pasquale Scura), specializzate in Struffoli; S. Maria della Sapienza (via Costantinopoli) e Donnaregina (Duomo), per i Susamielli; S. Chiara per i “Raffaiuoli (ed i “Mustacciuoli”) e il Real Convento della Maddalena (Salvator Rosa), dove videro i natali i Roccocò.

La ricerca dello storico Amedeo Colella, nel suggestivo complesso di S. Giovanni a Carbonara, ha introdotto la presentazione dei dolci tipici della Pasticceria Il Capriccio di Raffaele Capparelli, realizzati secondo la tradizione conventuale partenopea, utilizzando gli antichi grani siciliani della Molini Riggi di Caltanissetta.

“Le radici della pasticceria natalizia napoletana – spiega Colella, illustrando una mappa “gastronomica” del Centro storico – affondano nella storia millenaria di questa città. La ricerca storica che Raffaele Capparelli sta realizzando è, non solo, un omaggio alla pasticceria ma anche alla storia ed alla cultura partenopea”.

Non solo negli ingredienti, ma anche nella stessa metodologia di preparazione dei dolci, Raffaele Capparelli prosegue le tecniche adottate da 100 anni dalla pasticceria di famiglia.

“Vogliamo ricostruire uno spaccato del passato – dice Capparelli -, ricordando storie, arte e tradizioni culinarie di un’antica strada napoletana ancora poco conosciuta: via San Giovanni a Carbonara, la “mia Napoli”. Anche l’arte pasticciera è strettamente legata alla storia e mai come quest’anno, che la Pasticceria Capriccio compie cento anni, era il momento ideale per presentare i dolci natalizi, nati proprio negli antichi monasteri, preparati come si facevano un tempo, con i grani non raffinati e raccontati nell’atmosfera suggestiva di una delle più belle chiese di Napoli”.

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