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Il più antico teatro del mondo

  14 Febbraio 2020

Dal 1737 i grandi protagonisti della musica internazionale hanno calcato le scene del Lirico Napoletano

“Non c’è nulla, in tutta Europa, che non dico si avvicini a questo teatro ma ne dia la più pallida idea”:

la frase di Stendhal, scritta nel 1817, rende efficacemente il prestigio del Teatro di San Carlo. Inaugurato il 4 novembre del 1737, 41 anni prima della Scala di Milano e 55 prima de La Fenice di Venezia, il Lirico Napoletano è ilTempio Lirico più antico del mondo. Costruito per volontà del Re Carlo III di Borbone e progettato dall’architetto spagnolo Giovanni Antonio Medrano, e da Angelo Carasale, già direttore del San Bartolomeo, fu completato in appena otto mesi. La sala è dotata di 184 palchi, compresi quelli di proscenio, disposti in sei ordini, più il palco reale capace di ospitare dieci persone, per un totale di 1379 posti. Per l’inaugurazione, il 4 novembre, giorno dell’onomastico del sovrano, va in scena l’Achille in Sciro di Pietro Metastasio, con musica di Domenico Sarro. I primi anni rappresentano quelli più fulgidi per la storia della musica napoletana, con autori del calibro di Leonardo Leo, Niccolò Porpora, Leonardo Vinci e Niccolò Jommelli.

Il Settecento è anche il secolo degli “evirati” quali Farinelli (Carlo Broschi) e Caffariello (Gaetano Majorano) uno dei castrati più famosi dell’epoca. Ma è anche il periodo di grande apertura all’Europa, con Christoph Willibald Gluck che sceglie il San Carlo per la prima de “La Clemenza di Tito”. Con i suoi quattro Conservatori e la cosiddetta “Scuola Napoletana”, guidata da Maestri come Domenico Cimarosa e Giovanni Paisiello, Napoli diventa la capitale europea della musica: il San Carlo attira artisti come Händel, Haydn e un giovane Mozart, tanto affascinato dalla città da volervi ambientare il primo atto del suo “Così fan tutte”.

Tappa del Grand Tour internazionale, la Napoli ottocentesca di Murat vede alla guida del San Carlo Domenico Barbaja, il “principe degli impresari” che sceglie Rossini e Donizetti per dirigere le Stagioni del Massimo. Sono anche gli anni della ristrutturazione del teatro, affidata all’architetto Antonio Niccolini, caposcuola del Neoclassicismo a Napoli, che conferirà al Lirico l’attuale sionomia: con la sua facciata neoclassica, il Teatro acquisisce le connotazioni del tempio, diventando monumento-simbolo della città. Ma nella notte del 13 febbraio 1816 un incendio devasta l’edificio: la ricostruzione, nell’arco di appena nove mesi, è diretta dallo stesso Niccolini, che ripropone la sala a ferro di cavallo. Al centro del soffitto la tela dipinta dal Cammarano. È del 1854, invece, l’attuale sipario di Giuseppe Mancinelli e Salvatore Fergola. Sono anche gli anni “napoletani” di Gioacchino Rossini, che con “Elisabetta Regina  d’Inghilterra” firma la sua prima opera al San Carlo, e Gaetano Donizetti, che per il Massimo comporrà 17 opere, tra cui l’immortale “Lucia di Lammermoor”.

Nel 1812 nasce al San Carlo anche la Scuola di Danza più antica d’Italia; sul palcoscenico del Lirico si alternano ballerine quali Fanny Elssler, Maria Taglioni e Fanny Cerrito, una delle prime donne coreografe. I maggiori musicisti internazionali scelgono il Massimo Napoletano: Niccolò Paganini, Vincenzo Bellini, studente al Conservatorio di Napoli, Saverio Mercadante e Giuseppe Verdi. Il Novecento vede protagonisti cantanti come De Lucia e Caruso, artisti come Mascagni, e musicisti, napoletani per formazione o nascita, come Martucci, Leoncavallo, Cilea e Giordano. Sul podio si alternano prestigiosi direttori italiani e stranieri, in un teatro che non interrompe la sua attività nemmeno durante la guerra. E con una serie di concerti al Covent Garden di Londra, nel 1946, il San Carlo è il primo teatro italiano in tournée nel dopoguerra. I decenni tra il ‘50 e il ‘60 sono caratterizzati dalla presenza a Napoli delle grandi voci della lirica internazionale, da Di Stefano a Krauss, Del Monaco, Schipa e Corelli; Renata Tebaldi e Maria Callas impegnate in un’appassionante competizione a distanza tra San Carlo e La Scala, e ancora, le più recenti Kabaivanska e Gencer, Freni e Caballè, no a Pavarotti, Domingo e Carreras.

Importanti le presenze di solisti come Rostropovich, Benedetti Michelangeli, Pollini, Accardo e Ciccolini, Ughi e Argerich; vere e proprie leggende della musica come, tra gli altri, Rubinstein, Casals, Arrau e Richter, Toscanini e Stravinskij, Bernstein e Sawallisch, Karajan e Furtwängler, no a Muti, Abbado e Mehta. Prestigiose anche le presenze di étoile della danza internazionale quali Rudolf Nureyev, Carla Fracci e Roberto Bolle, con coreografie del calibro di Roland Petit e Maurice Béjart. Un Lirico con una lunga e prestigiosa storia, che sa fondersi, però, anche con le più recenti avanguardie artistiche, come testimoniano registi di fama internazionale quali Visconti, Rossellini, Ronconi, Costa Gravas, Martone, Herzog e De Simone e tanti altri che continuano a rendere alti nel mondo la storia e il prestigio del Teatro di San Carlo.

> di Massimo Vertola

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