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Donix, soul di Napoli

  05 Febbraio 2020

Donix, al secolo Donatella Scarpato, già voce de “La Pankina Krew”, vanta numerose collaborazioni con tanti nomi della scena Hip Hop partenopea, ma in questa occasione ha deciso di proseguire da sola, pubblicando appunto 2.13, brano che viaggia sulle sonorità trap con forti contaminazioni soul. Con il 2019 Donix, insieme al producer Oluwong, inizia a lavorare ad un progetto solista di musica elettronica che miscela Urban Sound/Soul e cantautorato italiano. Primi episodi di questo lavoro i singoli 2.13 e Flamenco. Dal 23 ottobre 2019 è disponibile anche il terzo estratto: “In cerca di”. Brani in streaming e su tutti gli store digitali per Ammontone/Suoni del Sud etichettata di Peppe Ponti.

“In cerca di” è il naturale viatico all’album. Il singolo è un viaggio introspettivo in grado di esprimere la fisicità romantica del Dance Floor e la verve di chi scopre e asseconda le proprie emozioni all’interno di un’atmosfera che fa convivere un’onda Black e tentazioni Club Culture. Ad impreziosire il brano il video curato da Michele Pesce per We Like the Fish. “2.13” è un brano essenziale, senza fronzoli e conciso anche dal punto di vista della durata: uno shot in musica, un concentrato di emozioni che vanno dritte al punto. Donix è alla soglia del suo primo progetto discografico che unisce cantautorato italiano con Urban Soul, il tutto condito dalla contemporaneità del suono elettronico.

Ti collochi in una scena musicale Rap/Trap e Soul, dove la musica diventa un mezzo utile quasi solamente a “fare i soldi” (leggi Ghali: il buonsenso della trap in Italia). Cos’è per te la musica? Un mezzo o un fine?

Per me è sia mezzo che fine: “mezzo” attraverso il quale riesco a esprimere la mia visione delle cose, del mondo e ad elaborare i miei stati d’animo, i miei tormenti interiori, gioie e dolori. In primo piano c’è la passione essa muove tutto, fare musica è un’esigenza, una sorta di dipendenza, niente mi fa sentire più viva di stare su un palco o in studio a produrre, ed è questo appunto il “fine”, è per questo che ho lavorato tanto per far sì che questa passione sia diventata anche il mio lavoro.

Quali sono i tuoi progetti?

Dopo tante esperienze musicali, il mio unico obiettivo è la realizzazione, quasi giunta al termine, del mio primo disco solista. Perché al di là della musica c’è altra musica.

Come la periferia e Napoli hanno influito sulla tua musica?

Sicuramente crescere a Napoli, in particolare in periferia, ti da una marcia in più; sin da piccolo devi imparare a cavartela in qualsiasi situazione e a capire nell’immediato chi hai di fronte. Per quanto riguarda la musica, la città e la periferia sono state fonte di ispirazione per alcuni temi da trattare nei testi. La storia musicale partenopea ha il influenzato il mio modo di fare musica sia per la scrittura attraverso il linguaggio sia per la ricerca melodica.

Da dove arriva l’input per la tua sperimentazione nei testi? Flusso di coscienza o studio certosino?

Ogni brano è a sé, alcuni raccontano di me e dei miei stati d’animo, della mia vita, di storie che ho vissuto direttamente, altri parlano di ciò che accade alle persone che mi stanno intorno o sono riflessioni sulla società e su temi di attualità. Spesso scrivo la prima bozza del testo e della melodia vocale in solitudine, poi è in studio che si lavora e si costruisce il brano definitivo. Quindi direi che è la combinazione tra flussi di coscienza mista a studio certosino.

Cosa musica ascolti ora?

Nei miei ascolti ci sono sempre stati diversi generi musicali: sono una curiosa in generale quindi cerco di ascoltare tutte le novità che il panorama mondiale e italiano propongono, senza tralasciare il passato.

> di Carlo Ferrajuolo

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