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Rubrica “Non solo canzonette”: Musica esatta, oppure no

  01 Agosto 2019

Johannes Tinctoris è un compositore e teorico fiammingo del Rinascimento che ipotizzò una distinzione tra contrappunto improvvisato (contrapunctus absolutus) e contrappunto scritto (res facta). Da qui, probabilmente, l’idea di definire “musica esatta” la musica scritta, e contrapporla a quella non scritta. Secondo Leonard Bernstein, “quando un compositore scrive uno di quei pezzi che poi vengono definiti ‘musica classica’ scrive esattamente quali note vanno suonate, con quali strumenti o voci vuole che siano suonate o cantate”. Bernstein però aggiunge con cautela: “Naturalmente nessuna esecuzione può essere esatta al mille per mille, perché al mondo non ci sono parole sufficienti per rappresentare davanti agli interpreti tutte le intenzioni, tutte le sfumature che il compositore aveva in mente al momento della scrittura”.

La proposta di Bernstein è stata presa in esame da alcuni studiosi, tra cui Daniele Vineis, il quale conclude: “Musica esatta non significa però musica sempre uguale, inamovibile nel tempo, anzi è proprio il contrario; tutta la tradizione occidentale si è sviluppata intorno all’interpretazione del testo, in una continua altalena fra tradizione orale e testo scritto”.

Aggiungerei a queste considerazioni almeno due profili: in primo luogo la differenza tra approccio lineare e rizomatico, che relativizza, in relazione alla stringa ‘istante/del/tempo’ le acquisizioni cosiddette ‘oggettive’ tipiche di qualsiasi testo, sia scritto che orale. In secondo luogo la presenza di tantissimi brani di provenienza ‘colta’ in cui occorre letteralmente ‘uscire dal testo’, non ultimi quelli d’area Fluxus, e, corrispondentemente, la presenza di molti brani di provenienza popular perfettamente ‘notati’, in modo da consentirne addirittura l’esecuzione con metronomo in cuffia (come avviene a Sanremo, per fare un esempio sotto gli occhi di tutti). Un altro esempio è costituito dalle moltissime songs jazz completamente notate, prima o dopo la loro esecuzione improvvisata, al punto da poterle ripetere esattamente come suonate dal primo autore. Pertanto, in conclusione, la parola ‘esatta’ mal si presta o si presta solo con molte specificazioni ulteriori, a sostituire o indicare ‘un’ solo genere musicale, e tantomeno a sostituire l’indicazione convenzionale ‘musica classica’. Difatti, nessuno l’ha poi adottata.

> di Girolamo De Simone

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