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Bagnoli: tra il non più e il non ancora

  23 Maggio 2019

“Il diavolo si insinua nei luoghi più belli dell’animo umano e dei territori e tenta di espugnarli”

È l’intervento più breve mai sentito in decine di assemblee e conferenze su Bagnoli.  Non sfugge il riferimento alle vicende che imprigionano il futuro di Bagnoli-Coroglio e impediscono di vitalizzare il tratto di costa tra i più suggestivi e ricchi di storia che abbiamo. Uno spreco insostenibile, un empasse che dura ormai da alcuni decenni durante i quali si è fermi nel passaggio dal “dire” a “fare”, in un luogo che non è più e non è ancora.

La preziosità del breve intervento è nel sillogismo tra animo umano e territorio. Pochi, infatti, concepiscono il territorio come organismo complesso, una combinazione di elementi materiali e fattori immateriali; di caratteristiche geofisiche e capitale umano. Il diavolo si insinua in queste ignoranze e suggerisce comportamenti cinici, furbi, egocentrici, settoriali e opportunisti. Il capitale umano e la cultura del mare sono le chiavi per superare l’empasse.

Nella trasformazione da zona rurale a industriale, la comunità di Bagnoli è sempre stata accompagnata da culture e attività marinare. Laddove si fabbricava acciaio, oggi, con il Circolo ILVA, si produce inclusione sociale, con l’impegno generoso e gratuito di chi si è forgiato nella fabbrica. Basterebbe approfondire questo per trarre qualche insegnamento. Prevale invece l’idea di distruggere quel che c’è, senza sapere con certezza cosa, come e perché realizzare altro. Anche la manutenzione ordinaria è ferma in attesa del Grande Piano. E qui servirebbe la cultura del mare, che insegna a navigare tra il dire e il fare; a trattare le avversità e gli imprevisti; a far tesoro di ciò di cui si dispone; a combinare il tutto in fattori di successo. Riusciranno i nostri eroi ad ascoltare l’animo del territorio?

> di Osvaldo Cammarota,

Segretario regionale

Arci Pesca FIS

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