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Eugenio Bennato: vi racconto i vent’anni di Taranta Power

  11 Gennaio 2019

Eugenio Bennato: Ritmo ed energia di un Sud nuovo e propositivo

Napoli e il ritmo. Il Sud e la tarantella: un viaggio collettivo e immersivo nei suoni di chitarra battente e nella coreutica di ieri e oggi. Così si è celebrato il ventennale del movimento “Taranta Power” con un concerto in Piazza del Plebiscito che ha visto esibirsi le principali formazioni che, negli ultimi decenni hanno interpretato, custodito e tramandato il linguaggio fisico della musica popolare. Dall’arcaico entroterra campano al luminoso Salento, dalle lande calabresi ai borghi lucani e alle vorticose strade siciliane, il battito genera un’onda che incendia le esperienze di chi fa musica nel Mediterraneo e da qui parte per diffondere questa secolare cultura in ogni continente. Con la fede nel mito, contro gli stereotipi e assecondando il credo della danza rituale.

L’emozione e l’esperienza di questi intensi e straordinari vent’anni sono quelli di una vera rivoluzione culturale che comincia dai più giovani – afferma Eugenio Bennato, fondatore del Movimento -. Dappertutto, nascono festival e rassegne, si aprono scuole di taranta, e nei circuiti internazionali la musica etnica italiana si afferma per la prima volta come patrimonio stabile nel panorama della world music. Una nuova classe di artisti, oggi, è viva e proiettata nel domani con l’eredità e gli insegnamenti dei maestri della tradizione. La taranta è energia che ribalta i termini della questione meridionale e divulga nel pianeta l’immagine di un Sud nuovo, trasgressivo e propositivo, attraverso i valori della sua cultura: antica, magica, contemporanea. Un’arte che fa a duello con l’universo passivo-omologato-globalizzato”.

Qual è stata la scintilla che ha dato vita al movimento? Quali sono i valori su cui si basa?

La scintilla è stata una passeggiata lungo le strade di New York. Pensavo all’Italia e mi posi la seguente domanda: che farebbero in America se avessero la taranta? La risposta che mi diedi fu: la farebbero conoscere in tutto il mondo. Pensai subito al logo Taranta Power.

Cosa è cambiato nel modo di fare musica in questi 20 anni?

La scelta della musica delle radici non è più un fenomeno di élite ma riguarda una gran parte della nuova generazione che si è schierata per contrapporsi alla musica di consumo imposta dal business planetario.

Al Sannazaro si è celebrata la musica di Carlo D’Angiò con un concerto delle Voci del Sud, organizzato dalla Jesce Sole e da lei diretto. Qual è il ricordo che serba di D’Angiò? 

Il più grande artista della Nuova Compagnia di Canto Popolare. Il creatore di melodie come Canzone per Juzzella o Brigante se more, che sono entrate a far parte del patrimonio della musica popolare del Sud.

“Gente do Sud” è divenuto un inno antirazzista: un brano doveroso in questi tempi di tensioni tra popoli e di rigurgiti razzisti… 

L’incontro con i Terroni Uniti è avvenuto in maniera naturale per il percorso che ho effettuato e per una strada che sicuramente ho indicato quando, a partire da “Che il Mediterraneo sia”, ho aperto le sonorità del nostro Sud agli altri Sud del mondo.

> di Manuela Ragucci

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