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SAN GENNARO, STORIA E FEDE

  26 Novembre 2018
foto di Sergio Siano

La figura del Santo Patrono da sempre incarna e unisce Napoli e il suo popolo

Chi dice Napoli dice San Gennaro. Ne è prova il fatto che ad agosto il Museo del Tesoro del Santo ha registrato un record assoluto di presenze. San Gennaro, dunque, è una vera icona partenopea ed il suo culto è una imperitura testimonianza culturale ed artistica che si traduce nella collezione di gioielli di maggior valore al mondo. In particolare, l’iniziativa “Ferragosto con l’arte”, promossa dal marchese Pierluigi Sanfelice della Deputazione della Real Cappella e dal Museo del Tesoro di San Gennaro, ha sortito un successo straordinario di pubblico. Nulla di cui stupirsi, il Tesoro di San Gennaro ha un culto ormai radicato sin dalla prima metà del 1500, secolo in cui la popolazione di Napoli, martoriata dagli effetti della guerra tra Francia e Spagna, da una violenta eruzione del Vesuvio e da epidemie pestilenziali, prese a chiedere con profonda devozione l’intercessione del Patrono, Vescovo di Benevento decapitato a Pozzuoli durante le persecuzioni dell’imperatore Diocleziano nel 305 d.C., in quanto reo, secondo tradizione, di aver rabbonito con il gesto della benedizione le fiere dell’anfiteatro Flavio le quali si sarebbero poi inchinate al suo cospetto.

Il popolo napoletano, stremato e decimato, chiese nel XVI secolo protezione al martire, offrendo in cambio l’intenzione di erigergli una cappella votiva all’interno del Duomo. Fu addirittura stipulato in presenza di un notaio una sorta di “contratto scritto” con il Santo il quale, chiaramente in maniera tacita, accettò intercedendo per il miglioramento delle condizioni di vita del popolo napoletano.

I fedeli mantennero il patto fondando nel 1527 una Deputazione per sovrintendere alla costruzione della cappella. I lavori furono terminati nel 1646 e la cappella fu affidata alla Deputazione che divenne anche custode del Tesoro di San Gennaro, il cui nucleo originario era costituito da un busto in oro ed argento, commissionato da Carlo II d’Angiò ed atto a preservare le ossa del cranio del Santo, e dalla teca, voluta da Roberto D’Angiò, contenente le ampolle che custodiscono il sangue del martire raccolto al momento della decapitazione, la cui liquefazione, appunto il miracolo di San Gennaro, trova le prime documentazioni storiche nell’agosto del 1389. Il Tesoro di San Gennaro appartiene a Napoli e con esso il viaggio lungo sette secoli fatto di Papi, regnanti, Imperatori ma anche di persone comuni, come la popolana che nel 1844, scampata all’ennesima devastante epidemia di peste, decise di ringraziare San Gennaro con un dono prezioso: un paio di orecchini con diamanti e perle, suo unico patrimonio, ricevuto in dote dalla madre e tramandato da generazioni. La Deputazione, ritenendolo un gesto nobile, decise di applicare gli orecchini sulla parte superiore del Collare di San Gennaro.

Così come grande valore simbolico ha un pezzo del Tesoro che di prezioso non ha nulla se non i sentimenti: una scatola di caramelle che due bambine, decise a ringraziare “Gennaro” per aver fatto guarire la loro mamma, donarono al Santo nel silenzio serale della cappella. Nei secoli sono stati aggiunti capolavori di inestimabile valore di cui una mitra del ‘700 completamente tempestata di pietre preziose e svariate gemme che hanno dato vita al gioiello che è forse il simbolo principale del Tesoro stesso: la collana creata nel 1679 ed arricchita fino alla prima metà del ‘900 grazie alle donazioni di regnanti di tutta Europa in visita alle reliquie del Santo ed un tempo usata a mo’ di chiusura del mantello che copre il busto del Santo portato in processione lungo le strade di Napoli. Famosissimo l’episodio legato all’anello donato dalla Regina Maria José del Belgio che, presentatasi a mani vuote nella cappella, sfilò prontamente il suo monile dal dito chiedendo che fosse aggiunto alla collana del Santo. Il Museo del Tesoro di San Gennaro è stato aperto nel 2003: ubicato nei locali sottostanti la Cappella del Tesoro, comprende gioielli, statue, busti, paramenti sacri, tessuti pregiati e dipinti di grande valore nelle storiche sagrestie, per un totale di 21.610 capolavori assoluti.

> di Aurora Rennella – Foto di Sergio Siano 

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