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Rubrica: Non Solo Soldi

  23 Luglio 2018
Non solo Soldi: la rubrica di Massimo lo Cicero.

Un sentiero pericoloso per l’Italia: restiamo uniti al blocco europeo!

Mario Draghi cerca un percorso adeguato alla crescita potenziale dell’Unione Europea. Ci sono strumenti che sta utilizzando per ottenere una ragionevole crescita dell’economia reale: due indicatori sono importanti per misurare la durata dell’inflazione. Il primo è una prospettiva di crescita che dobbiamo valutare positivamente se l’inflazione continuerà a salire. Il secondo è l’inflazione sottostante; che ci consente di valutare se l’inflazione si stabilizzerà attorno al nostro obiettivo: grazie alle oscillazioni del prezzo del petrolio e dei prodotti alimentari.

Le prospettive di crescita migliorano ma il trend di inflazione sottostante rimane moderato: ma manca ancora un chiaro slancio verso l’alto. Un problema è la crescita dei salari e gli effetti della bassa inflazione del passato continuano a pesare proprio sulla crescita dei salari. Ma esiste anche un altro problema: il rapporto tra crescita dei salari e misure tradizionali di allentamento, che si sono indebolite nel periodo successivo alla crisi che ora è alle nostre spalle.

Mentre il mercato del lavoro si allarga, e l’incertezza diminuisce, la relazione tra la crescita lenta e la crescita dei salari dovrebbe cominciare a riaffermarsi.

Purtroppo i cambiamenti strutturali dovuti a globalizzazione e digitalizzazione hanno reso più difficile per le banche centrali stimolare l’inflazione interna. Insomma, non siamo ancora al punto dove il recupero dell’inflazione sarà autosufficiente senza la politica accomodante e non convenzionale della BCE.

Il motore della ripresa Europea, tuttavia, si sta scaldando nell’ambito dell’Unione Europea e sotto la spinta di Macron e Merkel. Una terza leva economica spinge la ripresa di condizioni favorevoli alle imprese ed alle famiglie, mentre rimane ancora necessario uno stimolo monetario per ottenere pressioni inflazionistiche che aumentino e sostengano l’inflazione nel medio periodo.

La spinta delle economie europee rallenterà probabilmente tra il 2019 ed il 2020. Quasi tutte, quindi, si muovono alacremente per ottenere un vantaggio verso il 2020, quando rallenterà la crescita. L’Italia non ha ancora trovato la chiave per un Governo che possa, per ora, sostenere i temi che Draghi ha indicato.

La Spagna, e forse anche la Grecia, hanno sorpassato l’Italia.

Il nostro Paese, nel primo trimestre del 2018 e nell’intero mese di aprile, ha ottenuto un nuovo Parlamento ma è rimasto privo di un Governo adeguato. L’Italia potrebbe quindi diventare il vagone di coda dell’Unione Europea? Anche perché lo scarto tra Sud e Nord appesantisce, ulteriormente e reciprocamente, l’economia italiana e le funzioni principali del settore pubblico.

> di Massimo Lo Cicero 

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