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CAPODIMONTE, SCRIGNO D’ARTE: IL MUSEO PIÙ BELLO DEL MONDO

  04 Aprile 2017

Il Direttore Bellenger: In mostra Picasso, Degas e il loro rapporto pittorico e umano con Napoli.

Il museo di Capodimonte è uno dei siti d’arte più importanti del mondo.

Nell’immaginario collettivo, alla parola Capodimonte, si associa il bosco, la scuola di porcellane, addirittura l’osservatorio astronomico, difficilmente, invece, si pensa alla collezione Farnese, a Caravaggio o a Andy Warhol. Forse, i collegamenti insufficienti con il centro della città contribuiscono a questa paradossale situazione, ciononostante, ogni volta che l’ingresso alla Reggia è gratuito, le file per entrare sono bibliche. Con l’arrivo del nuovo direttore Sylvain Bellenger alla fine del 2015, molte cose sono cambiate e molte altre cambieranno.

Qual è il rapporto del museo di Capodimonte con Napoli?

Il museo di Capodimonte ha un rapporto ambiguo con la città, è un museo di altissimo livello, tra i più importanti d’Italia e d’Europa, capace di raccontare la storia dell’arte dal Trecento fino a oggi. D’altro canto, la collezione Farnese era già celebre durante il Rinascimento. Quando, però, si arriva alla stazione di Napoli, non c’è un solo cartello che indichi il museo o come arrivarci!

C’è da dire che parecchia gente conosce solo il parco…

È vero, il parco è molto conosciuto, soprattutto dagli sportivi e dagli abitanti della zona, ma anche chi lo frequenta ignora spesso la sua complessità, il suo valore botanico e storico. Capodimonte è uno dei pochi giardini di impostazione barocca ancora esistenti e visitabili, oltre a essere, e nessuno lo dice, il più grande bosco d’Italia: è cinque volte Boboli, il doppio di Caserta, sei volte Pompei. Quando mi chiedono a quanti metri di mura di cinta devo sopraintendere, faccio notare che non sono metri, ma chilometri, venti chilometri!

Quanto ha inciso il museo di Capodimonte nella recente affermazione turistica di Napoli?

Il significativo incremento del turismo a Napoli dipende in gran parte dagli avvenimenti geopolitici degli ultimi anni. A causa degli attentati terroristici, molti turisti non scelgono più la Tunisia, il Marocco, l’Egitto, la Turchia o la Francia. Napoli è uno dei grandi beneficiari di questa situazione, una situazione che, tuttavia, è nata per caso e può sparire da un momento all’altro. Il Comune si sta impegnando per una gestione del turismo più strutturata ed efficiente, benché i risultati non siano sempre soddisfacenti. Sono comunque contento del rapporto con la terza municipalità che lavora per “integrare” Capodimonte nel quartiere. Del resto, come direttore, faccio lo stesso. Pur non avendo grandi risorse finanziarie, ho sistemato i giardini, non solo attorno alla Reggia ma anche all’interno del bosco. Ho proibito di giocare a pallone sui prati, ma ho creato delle aree attrezzate dedicate al calcio molto apprezzate dai ragazzi.

Quali mostre ospiterà il museo a partire dalla primavera?

Le mostre che abbiamo organizzato e quelle che organizzeremo nei prossimi mesi si pongono l’obiettivo di offrire un punto di vista differente sull’arte. Con Vermeer abbiamo voluto sottolineare il forte legame esistente tra musica e pittura. Van Gogh è un evento, oltre che artistico, civico e morale. Ad aprile sarà inaugurata la mostra su Picasso che fa parte di un progetto che coinvolge sei paesi. Insieme a Massimo Osanna abbiamo pensato che fosse importate rivelare una parte poco conosciuta di Picasso. Il suo viaggio in Italia è infatti cosa nota, ma non tutti sanno che è stato a Napoli, dove fu profondamente influenzato dall’arte popolare. Esporremmo poi i cosiddetti tesori nascosti che abbiamo nei depositi, opere restaurate ma che nessuno ha mai visto. Più in là ci sarà una mostra su Degas nella quale si evidenzierà il suo forte legame con Napoli, città in cui veniva spesso perché ci vivevano i suoi nonni.

> di Roberto Colonna

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