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Foja, la musica non ha idiomi ma arriva direttamente al cuore

  17 Ottobre 2016

Nuove collaborazioni e terzo disco in cantiere per la band partenopea che sceglie il dialetto come lingua musicale per cantare la proprio appartenenza al territorio.

Nell’attesa dell’uscita del nuovo disco, Dodici ha intervistato in anteprima il gruppo napoletano dei Foja, che riscuote successi per un grande richiamo di pubblico, dalle origini alla consacrazione presso il Teatro San Carlo con “Cagnasse Tutto”.

Ritorniamo con la memoria a un po’ di tempo fa: un ricordo di “Cagnasse tutto”, il vostro spettacolo con la regia di Franco Dragone all’interno del Massimo napoletano.

Dario Sansone: La cosa strana è che siamo già catapultati in ciò che accadrà. Gli eventi scorrono così velocemente che pensare a ciò che è appena trascorso fa uno strano effetto. Ci rimarrà sicuramente una grande emozione. Sicuramente, sarà uno dei concerti che ricorderemo di più.

Possiamo stendere ora un bilancio di questi primi dieci anni di vita del gruppo?

Dario Sansone: Siamo vivi e cavalchiamo una buona onda, tutto ciò di per sé è già straordinario.

Luigi Scialdone: Sì, la band si è stabilizzata con gli stessi componenti ormai da un periodo piuttosto lungo. Ciò che di per sé è già complicato è un ottimo risultato.

Cantate in dialetto, per scelta o necessità?

Ennio Frongillo: Di solito, si cerca di essere sinceri e naturali. La lingua napoletana è una diretta conseguenza del quotidiano. Noi siamo nati e cresciuti a Napoli, tra di noi è facile che si possa parlare in napoletano. Cantare in dialetto, dunque più che una scelta è una naturale conseguenza.

Luigi Scialdone: Ma poi non pensiamo che la lingua adottata possa precluderci una porzione di pubblico. Rileggendo la storia della canzone napoletana, noteremo che O’sole mio, la più famosa canzone napoletana, è conosciuta ovunque all’estero. Questa della lingua è una questione prettamente italiana. Pensiamo infatti che potremmo puntare più al successo estero che a quello entro i confini nazionali.

Dario Sansone: C’è da dire poi che i napoletani si ‘auto-napoletanizzano’, non comprendendo che la musica è un potente vettore comunicativo. La musica non ha codici. Arriva direttamente al cuore, oltre alla comprensione dell’idioma. Ci sono numerose canzoni che mi appassionano e delle quali ignoro la traduzione integrale del testo. Cantare nella propria lingua non crea ostacoli. Semmai connota un forte senso di appartenenza, secondo la tipica ricerca umana.

Lavorate alla registrazione del vostro terzo disco. Dopo “Na storia nova” e “Dimane torna o’sole” cosa dobbiamo aspettarci?

Dario Sansone: Chi può saperlo. Sicuramente altre canzoni. Si scherza ovviamente.. Vi si troverà sicuramente grande onestà. Portiamo avanti delle nostre ricerche sulla scorta delle comunioni musicali intraprese. In questo nuovo disco una cosa è certa: vi saranno sempre i Foja.

Sono previste collaborazioni?

Dario Sansone: Non possiamo ancora accennare a nulla. Abbiamo cercato di richiamare più amici possibili. Ci sono gli arrangiamenti di fiati sviluppati da Daniele Sepe. Ci sono gli arrangiamenti di archi del Maestro Scialdone. Insomma, è ancora presto per poter sviscerare il tutto. Abbiamo tuttavia il sentore di aver lavorato molto. E quando lavori molto, mettendoci il sudore e la passione, qualcosa di buono esce sempre.

Luigi Scialdone: Non solo. Abbiamo cercato di lavorare anche sul nostro spirito critico, mantenendo una certa oggettività sul nostro lavoro. Siamo stati critici con noi stessi finché non siamo stati sicuri del nostro operato.

Cosa è rimasto del Neapolitan Power e come i Foja lo scoprono e lo reinterpretano ? Ritenete di essere gli eredi del movimento?

Luigi Scialdone: In realtà, quando si è contemporanei di ciò che si fa, è difficile capire fino in fondo cosa si stia facendo. Non c’è nessuna decisione reale, presa a tavolino, di ciò che si voglia fare o di ciò che si voglia cercare di essere. Essenzialmente è una ricerca con se stessi. Poi spetta a coloro che ci ascoltano, coloro ai quali arriva qualcosa, dare un giudizio. Noi non ci sentiamo né appartenenti a qualcosa che è stato né a quello che potrà essere. Noi siamo quello che siamo oggi.

Dario Sansone: Conosciamo i Napoli Centrale come Renato Carosone, che sopraggiunse ancora prima. Portiamo con noi la nostra tradizione, ed essa stessa è fonte d’ispirazione nella misura in cui sono miscelati ingredienti differenti per qualcosa di nuovo. Apparteniamo a Pino Daniele e a Tony Esposito così come apparteniamo agli Almamegretta o ai 24 Grana, ai 99 Posse, o ancora a Carosone oppure Enrico Caruso. È la nostra cultura.

La barriera all’ingresso dell’underground, della band di nicchia sembra essere stata superata. Qual è il più grande sogno dei Foja?

Luigi Scialdone: Parlo per tutti quando dico che il nostro sogno più grande sia stare qui, dopo altri dieci anni a suonare ancora insieme. Lo spirito underground rimarrà sempre.

Qui il link ufficiale: www.fojaofficial.it/

> di Danilo Capone

Foja è la condizione di uno spirito che brucia dentro. Un fuoco ha iniziato a divampare dal 2006, anno della prima formazione del gruppo: con la voce di Dario Sansone, Ennio Frongillo alla chitarra, Gianni Schiattarella alla batteria e Giuliano Falcone al basso. I musicisti nel 2007 iniziano le proprie peregrinazioni per l’Italia, calcando con il proprio folk-rock i palchi dei festival nazionali. Si susseguono i riconoscimenti, le collaborazioni si amplificano ed eccolo, atteso ma puntuale, il primo disco. Nel 2011, con l’etichetta indipendente Full Heads/Materia Principale viene inciso “Na storia nova”, un album che continua a riscuotere successi, contenente il singolo apprezzatissimo dalla critica e dal pubblico “’O sciore e o’ viento”, con un video realizzato dal fumettista Alessandro Rak. All’alba del terzo lavoro discografico – un album consacrazione? – continua tenace il lavoro di una formazione di musicisti sperimentatori.Infatti, dalla sala prove al cinema, li vedremo prossimamente sul grande schermo per apprezzare la loro musica che sarà la colonna sonora del film di Stefano Incerti “La parrucchiera”, prodotto dalla Mad Entertainment di Luciano Stella, con Cristina Donadio e Pina Turco.

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