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Il post Covid nell’economia italiana

  21 Luglio 2020

Il ripiego tra il Nord e il Sud d’Italia è una spina nel fianco dell’Europa. La politica italiana è fragile e sarà difficile il salto del 2027

Lo scenario economico internazionale continua ad essere eccezionalmente negativo. Dall’inizio di febbraio si è ulteriormente allargato il divario tra il Sud ed il Nord dell’Italia. Nel Sud si allargano tra loro Campania, Puglia, Calabria e Basilicata. Al centro del problema di questo insieme del Mezzogiorno, si trova la Napoli Metropolitana, tre milioni di persone, un decimo della Campania. A marzo, gli effetti delle misure di contenimento dell’epidemia in Italia e negli altri paesi partner si sono manifestati in maniera diffusa. È partito un percorso di alta formazione per l’industria manifatturiera. Dopo la “Apple Developer Academy” dedicata a San Giovanni a Teduccio, anche Leonardo, principale azienda industriale italiana nelle alte tecnologie: Aerospazio, Difesa e Sicurezza, puntano sul territorio campano.
Negli stabilimenti di Napoli e Giugliano in Campania per l’Elettronica, di Nola e Pomigliano d’Arco per l’Aeronautica e di Benevento per l’Elicotteristica, lavorano più di 4mila figure altamente specializzate.

L’Italia prosegue e l’Europa la segue, entrambe, nella stagione dell’incertezza. L’Italia e l’Europa, legate tra loro, non riescono in Italia a fare divergere il Sud ed il Centro Nord. Il ripiego tra Sud e Nord è una spina nel fianco per l’Europa. La contrapposizione tra Sud e Nord dell’Italia non ha ancora prodotto problemi: è necessario convergere in un punto politico, organizzare un Governo ed un Parlamento e elaborare una strategia per la crescita e lo sviluppo del 2020. La politica italiana è fragile e sarà difficile collegarne i risultati verso il salto del 2027. Per ora la decelerazione emersa, del 2018 e 2019, si è riflessa nel 2020 ed è scivolata in una enorme recessione. Il Sud ha cumulato profili negativi per gli ultimi tre anni. Il lavoro del Nord ha avuto una flessione iniziale ed ha ripreso molto in relazione alle attività in corso. Il Sud, di fronte agli occupati e alla produttività, non è ancora arrivato alle dimensioni del 2020.

Sud e Nord dovrebbero cercare una coesione unitaria ma, purtroppo, non sembra apparire.

Del resto il settore pubblico al Sud presenta la medesima situazione. Per tornare alla crescita, insomma, l’Italia si deve ricomporre, tra convergenza e divergenza. Come e perché oggi, tra il Nord ed il Sud del paese si debba riordinare la nostra economia? Il Sud ha cumulato profili negativi per gli ultimi tre anni. Il Centro Nord ha un cumulato di meno 4,1%. L’Italia in quanto tale ha un cumulato negativo del 5,5%. L’Unione Europea, invece, si forma unitariamente (8,4%), la Germania (12,3%), la Spagna (2,8%) e la Francia (8%) salgono in positivo dal 2008 al 2018. Il Nord scende nel 2014 e risale al 2018 con un valore di 102. Per la Città Metropolitana di Napoli, che conta due milioni e mezzo di abitanti, dovrebbero creare una grande opportunità di sviluppo, sulla solidità di due storiche realtà del territorio.

È necessario articolare una rete di collegamenti con 70 paesi ed una rete di nuove strade, automobili, una rete di Interporti, la creazione di un asse ferroviario e logistico nazionale ed internazionale. Al centro di questo complesso di reti sono ormai la Federico II e la Leonardo. Un consistente investimento industriale nel Mezzogiorno ed una capacità di eccellenza accademica e produttiva.

Tra Napoli e la Città Metropolitana bisogna cercare di avviare processi di ZES: Ischia, Capri, Procida e Turismo; Spiagge, Bar, Ristoratori; Centro Direzionale; Catering; Palazzo D’Avalos; Lockdown con parchi che vengono chiusi; Confitarma; Navi; Cultura, Musei, Teatri.

Tra Napoli e la Metropoli, insomma, devono viaggiare sulle strade tre milioni e mezzo di lavoratori napoletani ma, proprio perché siamo in una strana situazione, dobbiamo accelerare lo scarto tra Sud e Nord. Incominciamo a programmare un’inversione di tendenza, nella cosiddetta fuga di cervelli, questa volta ci sarà anche una concentrazione di cervelli in Campania.

di Massimo Lo Cicero

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