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La stagione dell’incertezza: Sud e Nord crescita lenta

  06 Maggio 2020

L’Italia prosegue rallentando e l’Europa la segue; entrambe si affiancano alla stagione dell’incertezza.

Quando l’ambiente economico lascia tracce, tra il futuro prossimo e quello remoto, gli imprenditori e le organizzazioni pubbliche possono individuare i rischi da valutare. Se si rompe la catena tra il presente e il futuro, e lo spazio economico si riempie di incertezza, la spinta per la crescita si ridimensiona e smette di investire per lo sviluppo: stagna nel pantano in attesa che torni la stagione del rischio. L’Italia e l’Europa, legate tra loro, non riescono a collegarsi in Italia a fare divergere il Sud ed il Centro Nord del nostro paese. Mentre, pericolosamente, fuori dell’Europa ci sono nazioni e popoli che possono e vogliono espandere le proprie economie. Il ripiego tra Sud e Nord sta diventando una spina nel fianco per l’Europa e su questi progetti si devono assumere molte decisioni importanti nel nuovo anno 2020.

La contrapposizione tra Sud e Nord dell’Italia ha prodotto vari problemi: i primi due anni non sono riusciti a convergere in un un punto politico per il paese; organizzare un Governo ed un Parlamento, non ancora collaudati abbastanza; una prospettiva strategica, per rilanciare la crescita e lo sviluppo nel 2020. La politica italiana, insomma, è fragile e sarà difficile collegarne i risultati nel passaggio verso il salto del 2024. Purtroppo l’economia italiana, per ora ha segnalato un rallentamento. La decelerazione emersa, del 2018 e 2019, si è riflessa nel 2020 ed è scivolata in basso. Come e perché oggi, tra il Nord ed il Sud del paese ma anche per l’Europa intera si debba riordinare la nostra economia? Purtroppo bisogna cominciare da alcuni anni or sono, dal 2008 al 2018. Gli analisti internazionali considerano un contesto stagnante senza grandi aspettative in Italia. Il Sud ha cumulato profili negativi per gli ultimi due anni. Il Centro Nord ha un cumulato di meno 4,1%. L’Italia in quanto tale ha un cumulato negativo del 5,5%.

L’Unione Europea, invece, si forma unitariamente (8,4%), la Germania (12,3%), la Spagna (2,8%) e la Francia (8%) salgono in positivo dal 2008 al 2018. Nel 2008 gli occupati vengono considerati pari a 100: sia nel Nord che nel Sud. Il Nord scende nel 2014 e risale al 2018 con un valore di 102. Il lavoro del Nord ha avuto una flessione iniziale ma è sceso poco e ha ripreso molto in relazione alle attività in corso. Il Sud, di fronte agli occupati e alla produttività, non è ancora arrivato alle dimensioni del 2019. Sud e Nord dovrebbero cercare una coesione unitaria che, purtroppo ed appunto, non sembra apparire. Del resto il settore pubblico al Sud presenta la medesima situazione. Mentre dopo Trento ci sono Nord Ovest, Nord Est ed il centro. La media generale è 65,6 ed include la Liguria e il Lazio; in discesa ci sono tutte le altre regioni del Sud. In Calabria pari a 39. Per tornare alla crescita, insomma. l’Italia si deve ricomporre, tra convergente e divergente, per tornare, davvero, in Europa.

 

> di Massimo Lo Cicero, professore di Politica economica e presidente Interporto Sud Europa in Campania

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