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“Zero waste”, educare allo sviluppo sostenibile

  16 Aprile 2020

Un progetto green per la Reggia di Caserta

Nuove prospettive di impresa sostenibile nascono nel Parco della Reggia di Caserta. Gli alberi abbattuti dal mal tempo saranno riutilizzati creativamente per generare forme d’arte o di energia sostenibile. Una proposta sperimentale che rientra nel progetto triennale di messa in sicurezza del Parco Reale e del Giardino Inglese pensato per costruire gli obiettivi di sostenibilità dell’Agenda Unesco 2030. In primo piano è, infatti, l’educazione allo sviluppo sostenibile, urgenza alla quale il piano strategico della Reggia di Caserta farà fronte con soluzioni volte a reinserire nel circolo produttivo anche ciò che è percepito come rifiuto. Da qui la pubblicazione di un bando che ha aperto ai privati la possibilità di lavorare sul legname da smaltire e trasformare gli alberi caduti.

«La vita di questi alberi non può finire in discarica, è una questione etica. Ogni nostra azione è legata a una visione di sostenibilità, bisogna capire cos’è rifiuto e quanto può rientrare nel discorso dell’economia circolare» ha spiegato il Direttore generale della Reggia di Caserta, Tiziana Maffei, sottolineando il valore culturale degli alberi e l’esigenza di percepirne il potenziale in una visione di impresa sostenibile. È fondamentale, infatti, secondo il Direttore, intendere il bene culturale come risorsa storica e artistica ma anche come fonte di servizi e prodotti. In quest’ottica si inseriscono questo ed altri progetti green improntati al “no waste”.

Il bando, aperto alle imprese ma anche ai piccoli artigiani, è stato vinto dalla Eurogiardinaggio Nicola Maisto s.r.l. che ha proposto di utilizzare il legname nella filiera della produzione di energia e per la trasformazione in compost che sarà poi venduto col logo della Reggia di Caserta. Si innesca in questo modo un circolo virtuoso che supporta l’impresa connettendo pubblico e privato e creando un’offerta etica.

«Tutto ciò che la Reggia di Caserta farà nei prossimi anni è volto a una visione di cambiamento, anche di impresa e di rapporto pubblico-privato per la consapevolezza sostenibile» come ha dichiarato il Direttore Maffei, che ha specificato «La Reggia è sì un attrattore turistico ma pensiamo sia molto di più un attrattore culturale capace di sollecitare forme di impresa, dove culturale significa capacità di pensare in armonia con il mondo».

Economia circolare, consapevolezza ambientale, no-waste, sono i concetti su cui si fonda questo lavoro lungimirante di manutenzione dal quale prende vita una filiera etica. La conservazione del parco così com’era stato pensato da Vanvitelli sarà inserita in un’ottica di gestione moderna. La valorizzazione degli alberi passerà anche attraverso l’arte con la realizzazione, in futuro, di residenze artistiche e mostre d’arte contemporanea.

Lo scopo è rinnovare l’idea di impresa verso una prospettiva di consapevolezza sostenibile e circolarità produttiva, restituire il bene culturale alla cittadinanza e contemporaneamente creare occupazione sul territorio. «Che sia un’opportunità per creare imprese legate all’aspetto sostenibile che possano poi affacciarsi all’Europa. In fondo quando Carlo di Borbone ha pensato alla Reggia di Caserta e a Napoli pensava alle capitali europee», ha concluso Maffei, prospettando un’idea glocal di impresa che ruoti attorno al bene culturale.

Occasioni di prospettiva, quelle della Reggia di Caserta, che mostrano quanto fare impresa in maniera sostenibile sia possibile e necessario. Inoltre ulteriori iniziative ecologiche saranno portate avanti nel prossimo futuro, dalla raccolta differenziata, al riutilizzo della plastica venduta all’interno della Reggia, alla vendita di piante in esubero provenienti dalle serre reali, alla lavorazione e trasformazione degli agrumi che crescono nel Giardino Inglese, alla mobilità sostenibile all’interno con veicoli elettrici. Un esempio di coscienza ambientale e di know-how in campo imprenditoriale che porta a riflettere sull’importanza del riconoscere il potenziale di ciò che generalmente viene considerato ormai inutile. «Un albero non è mai un rifiuto – sostiene Maffei – e alimentare questa consapevolezza nelle persone è il primo passo per “educare allo sviluppo sostenibile”. Partendo da qui renderemo possibile anche alle generazioni future passeggiare in mezzo alla storia, vedere opportunità lì dove la radice è capovolta».

> di Silvia Barbato

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