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Napoli Napoli. di lava, porcellana e musica.

  18 Ottobre 2019

La storia di Napoli capitale del Regno nel corso del Settecento e oltre, dagli anni di Carlo di Borbone a quelli di Ferdinando II, raccontata come una favola, con il susseguirsi di scene della vita quotidiana caratterizzate da estrema raffinatezza estetica e gioia esistenziale ma che hanno come sottofondo il passaggio del potere, i cambiamenti della storia, delle mode e dei gusti estetici. È la grande mostra “Napoli Napoli. Di lava, porcellana e musica” a cura di Sylvain Bellenger, inaugurata al Museo e Real Bosco di Capodimonte (dove resterà aperta fino al 21 giugno 2020), promossa in collaborazione con il Teatro di San Carlo di Napoli, con la produzione e organizzazione della casa editrice Electa.

Le 18 sale dell’Appartamento Reale, riproposte in una spettacolare e coinvolgente scenografia, ideata dall’artista Hubert le Gall come la regia di un’opera musicale, sono il palcoscenico d’eccezione sul quale andranno in scena il Teatro di San Carlo e le porcellane di Capodimonte, con la musica, vero filo conduttore della mostra. Il visitatore può immergersi in un mondo incantato e, grazie all’uso di cuffie dinamiche, potrà ascoltare le musiche (da Pergolesi a Cimarosa, Paisiello e Jommelli) selezionate per i vari temi artistici di ciascuna sala. Il percorso di mostra inizia con la sala della musica sacra, poi l’omaggio a Napoli capitale della musica con strumenti musicali provenienti dal Conservatorio di San Pietro a Majella di Napoli, messi a confronto con un dipinto di Gaspare Traversi e un quadro di Louise Nicolas Lemasle raffigurante le Nozze della principessa Maria Carolina di Borbone con il duca di Berry, del 1816, in cui si riconoscono Paisiello e Paganini, e la sala della Restaurazione con il ‘trasloco’ della famiglia Murat e il ritorno dei Borbone al potere.

Ampio spazio è riservato al Grand Tour, nato dalle epocali scoperte di Ercolano nel 1738 e di Pompei nel 1748. Gli scavi furono il più grande evento culturale della fine del secolo e furono utilizzati dai Borbone, che ne controllavano gli accessi, come un vero e proprio strumento di propaganda e grande attrazione del Regno delle Due Sicilie. Il Grand Tour divenne la meta imprescindibile per gli aristocratici e gli intellettuali di tutta Europa, come Stendhal e Goethe, per completare la propria formazione sociale e intellettuale. È scenograficamente riproposto da Hubert Le Gall nel salone Camuccini con sculture di Righetti, biscuits di Tagliolini, bronzetti della fonderia Chiurazzi, terraglie e porcellane Del Vecchio e Giustiniani, vasi archeologici della collezione De Ciccio, e manichini che indossano i costumi di scena di Emanuel Ungaro. Il percorso di mostra continua con l’Egittomania, un gusto nato a Napoli e poi diffuso in tutta Europa con le campagne napoleoniche in Egitto, la Cina e le cineserie con lo spettacolare boudoir cinese della Regina Maria Amalia portato a Capodimonte nel 1865 dalla Reggia di Portici, la sala della materia con la nascita degli studi di mineralogia e vulcanologia che incantarono l’ambasciatore di Inghilterra lord Hamilton, provenienti dal Real Museo Mineralogico, che oggi raccoglie oltre 3.000 reperti, e dal Museo Zoologico nato nel 1813. Entrambi sono attualmente confluiti nel Centro Musei delle Scienze Naturali e Fisiche dell’Università Federico II di Napoli. Tra i reperti prestati è presente in mostra una medaglia coniata nella lava del 1819 e raffigurante Ferdinando, re delle due Sicilie. Il Vesuvio è narrato in pittura nelle sue più importanti eruzioni ed è testimoniato dai reperti minerari esposti: vesuvianite, granato, leucite, lazurite, ematite e altri. Particolarmente interessante la sala dedicata agli animali, presenti in esemplari tassidermizzati provenienti dal Museo Zoologico dell’Università Federico II di Napoli. I reperti ornitologici del Museo Zoologico, risalenti al IX e XX secolo, sono stati raccolti in differenti località geografiche, ed alcuni di questi reperti sono provenienti da importanti collezioni storiche tra cui quella di Mario Schettino, amico di Francesco Saverio Monticelli e valente tassidermista, realizzata tra il 1901 e il 1937 e poi donata al Museo, e quella di Cecilia Picchi, ornitologa fiorentina attiva a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento.

Tra i prestiti, sono da segnalare le specie provenienti dal Bosco di Capodimonte, che aiutano ad individuare una rappresentazione della fauna locale nel primo ‘900: lo Sparviere, il Falco cululo, il Gufo reale, il Lodolaio, molti dei quali a rischio estinzione, e la Volpe, ancora oggi abitualmente avvistata nel sito reale. Molti di questi uccelli, esposti in una grande voliera che occupa la sala, sono raffigurati sui principali servizi di porcellana e terraglia delle Manifatture di Napoli che competevano, per maestria, con quelle di Vienna e di Sèvres. Nel Salone delle Feste trionfa Pulcinella, protagonista della commedia dell’arte settecentesca: comico e tragico, ingenuo e scaltro, approfittatore e generoso, sbeffeggiatore del potere che, proprio con il suo ermafroditismo, sovverte la rigida e tradizionale organizzazione sociale dei sessi, autofecondandosi partorisce altri Pulcinella: il trionfo ironico della vita. Le ultime sale espositive sono dedicate al gioco, una tradizione di Napoli, affascinata dall’azzardo e dal destino; seguono i vezzi della moda; le feste e più in generale il sentimento di vivere della corte e della plebe rumorosa, dei lazzari che non rinunciano ad adornarsi e a sedurre. Non a caso, i più lussuosi costumi della collezione del San Carlo sono quelli dei lazzari di Odette Nicoletti per L’osteria di Marechiaro di Giovanni Paisiello, messa in scena nella stagione 2001-2002 per la regia di Roberto De Simone. L’ultima sala ospita un videomapping dell’artista Stefano Gargiulo che riporta su quattro grandi monitor immagini della Napoli di ieri e di oggi, scene delle principali opere tratte dall’archivio storico del Teatro di San Carlo e poi Capodimonte, reggia e museo, sintesi di quella Napoli del Settecento ancora capitale delle arti.

Napoli Napoli. Di lava, porcellana e musica” vuole accompagnare il visitatore nella vita teatrale e quotidiana di Napoli, vivace, frivola e gioiosa quanto tragica, sotto la continua minaccia delle eruzioni del Vesuvio. Un viaggio multisensoriale all’interno della Reggia borbonica, trasformata per l’occasione in un vero e proprio spettacolo teatrale, nato dall’incontro tra la musica e le arti applicate. Un esposizione-evento, che conclude la trilogia voluta dal direttore Sylvain Bellenger, dedicata alla valorizzazione delle collezioni museali, con Carta Bianca. Capodimonte Imaginaire (12 dicembre 2017-12 dicembre 2018), Depositi di Capodimonte. Storie ancora da scrivere (21 dicembre 2018-30 settembre 2019). La mostra è accompagnata dal catalogo pubblicato da Electa, illustrato con le fotografie di Luciano Romano. Testi, tra gli altri, di Patrick Barbier, Sylvain Bellenger, Piergiulio Cappelletti, Alessandro De Simone, Elsa Evangelista, Paola Giusti, Giusi Giustino, Linda Martino, Giuseppe Merlino, Antonio Palma, Patrizia Piscitello, Rosanna Purchia.

> di Maria Pia De Angelis

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