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pari opportunità: Prostituzione, minaccia alla libertà

  28 Novembre 2018

*”La prostituzione è una forma di oppressione e violenza sulle donne, che colpisce la nostra libertà, la nostra dignità come cittadine, la nostra salute e ostacola lo sviluppo della parità tra le future generazioni di donne ed uomini”. Così esordisce il comunicato della Rete abolizionista italiana per l’approvazione della legge sul modello nordico che criminalizza i clienti e chi acquista prestazioni sessuali; una sorta di manifesto contro la prostituzione, di cui sono promotori l’UDI Napoli, Salute Donna, Resistenza femminista, Iroko Onlus. Una cordata, cui hanno aderito il Coordinamento Donne della Cisl Nazionale e i Coordinamenti Cisl della Campania e Napoli, Udi Catania, Udi Monteverde, Arcidonna, Dream Team donne in rete, Donne in Quota, Articolo 1, Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, Nuovi Orizzonti, Arcilesbica, Arcidonna, e che si riconosce in linea con la Risoluzione Europea del 26 febbraio 2014 e con la Convenzione di Istanbul, ribadendo che “la prostituzione è la più grave minaccia alla libertà, alla salute e alla promozione sociale delle donne, non solo di quelle intrappolate nella tratta degli esseri umani: di tutte le donne”.

Secondo una indagine del 2013 dalla Comunità Papa Giovanni XXIII, sono 120.000 le donne vittime di sfruttamento della prostituzione e della tratta di esseri umani, di cui il 37% arrivato in Italia come minorenne. Il fenomeno è imponente, coinvolge la criminalità organizzata a livello transnazionale e rappresenta un mercato criminale molto florido. Dati Istat, infatti, mettono in evidenza che la spesa degli Italiani in questo campo si aggirerebbe intorno ai 4 miliardi di euro, poco meno di un terzo del mercato della droga.

“Le forme legali di esercizio imprenditoriale del lenocinio in Europa e mondialmente – continua il comunicato – hanno aperto un mercato che rende inefficaci le protezioni per le vittime della tratta e della prostituzione organizzata. (…) Chi proclama la necessità dell’emersione, attraverso la legalizzazione della prostituzione, lo fa in una realtà che non deve far più emergere nulla visto che tutto avviene sotto gli occhi di tutti ed è cinicamente tollerato, in particolare la violenza perpetrata dai clienti”. Rachel Moran, attivista di SPACE (associazione di donne fuoriuscite dall’industria del sesso) testimonia che “nella prostituzione non viene comprato il sesso, ma l’abuso sessuale”.

La rete chiede al Parlamento italiano l’approvazione di una legge che, in adesione al modello abolizionista (svedese e francese), introduca anche in Italia “il contrasto alla domanda di prostituzione, attraverso l’esclusiva penalizzazione dei clienti e fornisca alle donne alternative concrete attraverso percorsi di fuoriuscita dalla violenza”. Al di là delle divisioni e dei fronti opposti sul tema, si impone la voce di Stefania Cantatore dell’UDI Napoli: “non bisogna mai smettere di lottare per le vittime di violenza”.

> di Clotilde Punzo

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