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Rubrica “A Bordo Campo”: Sarrismo e Ancelottismo… prove tecniche di metamorfosi

  25 Ottobre 2018

La nuova stagione calcistica 2018/2019 è iniziata da qualche mese ed il panorama nazionale della serie A sembra profondamente mutato (in meglio), grazie all’apporto di campioni consolidati (CR7 in testa) ed il ritorno in pista di un trainer pluripremiato come Carlo Ancelotti, cui il patron De Laurentiis ha assegnato l’arduo compito di far dimenticare ai tifosi azzurri tre anni entusiasmanti sotto la guida del tosco-bagnolese Sarri, approdato in terra d’Albione alla guida di un club prestigioso (e munifico) come il Chelsea.

Ciò che dispiace è il modo con cui “l’uomo con la tuta” ha deciso di distaccarsi dalla sua splendida creatura, stando alla poca chiarezza che ha contraddistinto soprattutto gli ultimi giorni del suo rapporto con la Società, con ciò stizzendo il produttore cinematografico, dal quale non si potrà mai sapere se davvero desiderava continuare con lui, oppure già da tempo covava il “grande colpo”, quello che avrebbe sparigliato le carte, tale e tanta è stata la sorpresa generale allorquando, all’indomani della rottura dei rapporti con l’ex tecnico, il DeLa annunziò – urbi et orbi – l’ingaggio di colui che mai nessuno, anche il tifoso (o l’addetto ai lavori) più ottimista, avrebbe mai potuto immaginare: Carlo Ancelotti, da Reggiolo.

È noto come sia andata la c.d. campagna di rafforzamento (?) del Napoli, venendo fuori inequivocabilmente la volontà della Società di non cedere (come già avvenuto nella stagione immediatamente precedente, quella del “patto scudetto”) i pezzi migliori, con la sola eccezione dell’italo-brasiliano Jorginho, anch’egli approdato in Premiere League, puntando fortemente le fiches sul pieno recupero del centravanti polacco Milik e, soprattutto, sulla valorizzazione dell’intera rosa a disposizione, così definitivamente abbandonando la suggestione (evocata anche nell’ultima sessione di mercato) di un ritorno del Matador Cavani, che – di certo – avrebbe infiammato la torcida azzurra,  ponendo l’undici azzurro (quasi) al pari di quello della Torino bianconera.

Ecco, due sono gli argomenti sui quali – più di tutti – ci si è soffermati nelle scorse settimane (ed ancora oggi) a proposito dell’insperato ed imprevisto ingaggio dell’ex centrocampista di Roma e Milan: come mai un tecnico del suo calibro, della sua caratura internazionale, ha accettato un incarico a Napoli, non pretendendo l’acquisizione di almeno un top player, essendosi nel passato cimentato solo in club estremamente facoltosi, ove i presidenti non lesinavo acquisti ridondanti? Ed inoltre…che tipo di impronta di gioco può essere realmente in grado di inculcare nella mente e nelle gambe dei giocatori in maglia azzurra? La filosofia di Sarri è destinata ad andare in soffitta?

Al primo quesito vien da rispondere che – con tutta probabilità – la motivazione forte sarà stata una (nuova) sfida con se stesso, desiderando di misurarsi in una piazza calda e passionale come Napoli (lui che in Italia non ha vissuto esperienze al di sotto di Roma), provando a regalare ai tifosi ciò che inseguono da troppi anni ed è stato vanamente rincorso dal suo predecessore, ivi compreso un più lungo e regolare cammino nelle competizioni parallele (Champions League e Coppa Italia). Queste saranno certamente state le “promesse” strappate al tecnico dal patron, così come (e qui veniamo al secondo argomento) la valorizzazione dell’intera rosa. De Laurentiis, pur essendo un forte estimatore di Sarri, gli ha sempre – anche pubblicamente – rinfacciato di fare molto poco su questo versante (mettendo in luce sempre i soliti cc.dd. titolarissimi), lasciando ai margini – o quasi – investimenti giovani e di sicuro avvenire come Rog, Diawara, Zelinsky e Ounas.

In questa direzione certamente il simpatico tecnico romagnolo si sta muovendo, abbinando a questa priorità, la volontà/capacità di non stravolgere i principi di gioco (4-3-4) del suo predecessore, partendo dal molto di buono raggiunto da questi e innestandolo nella sua filosofia, più pratica (e nei fatti redditizia, stando ai trofei conseguiti) e meno monotematica e fideista.

In questa direzione si orienterà la nuova stagione del Napoli e le speranze dei suoi innumerevoli seguaci, desiderosi di tornare a festeggiare, in barba ai pronostici di fine estate.

> di Antonio Di Luna

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