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REGGIA DI CARDITELLO RINASCE IL GIOIELLO BORBONICO

  30 Marzo 2018

Dopo anni di saccheggi ed incuria, rinasce la Reggia di Carditello, gioiello borbonico che incantò Wolfgang Goethe nel suo viaggio in Italia.
Se per un paio di chilometri si vedono solo campi coltivati ai lati dell’asfalto, appare poi all’orizzonte un tesoro di architettura settecentesca, per troppo tempo trascurato ma, per fortuna, recuperato.
Progettato e costruito da Francesco Collecini, allievo del Vanvitelli, il Real Sito presenta una palazzina centrale e due edifici laterali destinati ad attività agricole.

Lo spazio ellittico antistante era adibito a galoppatoio per i cavalli; al centro di esso, equidistante da due imponenti obelischi, è infatti collocato un tempietto sotto cui il sovrano si posizionava per osservare i giochi equestri.
Lo spazio retrostante, suddiviso in cinque cortili, era invece dedicato ai lavori agricoli.
Al pian terreno della palazzina reale due scale simmetriche incorniciano la Cappella privata. Il piano no- bile è privo di arredi e suppellettili ma la maestosità delle sete di San Leucio alle pareti e ciò che resta degli splendidi affreschi di Fedele Fischetti, Giuseppe Cammarano e di Jakob Philipp Hackert (in alcuni di essi i sovrani borbonici sono stati letteralmente grattati via per “damnatio memoriae”), rendono perfettamente l’idea della bellezza originaria.

Nella parte più alta della palazzina si erge il belvedere, adornato con riproduzioni marmoree di trofei d’armi.

Sulla balaustra sventolano il tricolore e la bandiera dell’Unione Europea, ad auspicio che il sito possa avere un futuro degno della sua storia.
La tenuta di Carditello, “Reale Delizia” dei Borbone, nasce come riserva di caccia voluta da Carlo, trasformata poi da Ferdinando I, Re delle Due Sicilie, in una masseria adibita alla produzione casearia (qui nasce la mozzarella di bufala), oltre che all’allevamento di cavalli di razza reale.

Ferdinando II ne fa una fattoria sperimentale, dotandola di innovative macchine agricole. Nel 1860 la tenuta viene occupata dai garibaldini e, con l’Unità d’Italia, rientra tra i possedimenti dei Savoia. Nel 1919 il casino reale viene donato all’Opera Nazionale Combattenti; ne segue una lottizzazione che ne sancisce il declino per via dell’incuria e delle continue spoliazioni che proseguono durante la prima e la seconda guerra mondiale. La Reggia, occupata dagli alleati americani no al 1948, viene poi affidata al Consorzio generale di Bonifica del Bacino Inferiore del Volturno, che, solo negli anni ’80, ne comincia il restauro, mai completato per mancanza di fondi.

Nel 2011 il complesso viene messo all’asta ma resta invenduto no al 2013, anno in cui il MiBACT decide di acquistarlo per attuarne la riqualifica.
Nel 2016 il MiBact, la Regione Campania e il Comune di San Tammaro hanno istituito la Fondazione Real Sito di Carditello, che gestisce il bene in sinergia con altre associazioni.

“Riteniamo sia prioritario garantire, anche in questa prima fase di restauro, l’apertura e la visita al pubblico – afferma Luigi Nicolais, presidente della Fondazione – intendendo così rafforzare il rapporto sia con il territorio e con i visitatori, che con gli enti che ci sostengo- no e con cui sono stati sottoscritti numerosi accordi”. Sul fronte della riqualifica del sito borbonico è da sempre impegnata anche la Fondazione Carditello, guidata da Rossella Bicco, presidente dell’Ordine degli Architetti della Provincia di Caserta. Il 14 dicembre 2017 le due fondazioni hanno sottoscritto un protocollo d’intesa. “Un momento particolarmente atteso – ha dichiarato l’architetto Bicco – felice di avere avuto al tavolo tutti gli interlocutori necessari, affinché il progetto di valorizzazione del sito si estenda, come ci si augura, alla crescita ed allo sviluppo di tutta la provincia di Caserta”.

> di Aurora Rennella

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