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Startup hi-tech, due province campane nella top ten nazionale

  13 Febbraio 2018

Startup innovative: la Campania cresce del 44,5% a fronte di una media Sud del 30,2% e italiana del 24,4%. Dati recentemente confermati da Srm e da cui emerge una nuova vitalità per la Regione grazie al connubio tra università e imprese: siamo al primo posto tra le regioni meridionali e quinti in Italia per nuove imprese hi-tech con 623 unità pari al 7,4% del totale nazionale. Dopo Milano (1.400 startup su un totale di 8.300 attività), il podio è occupato da Roma (716) e Torino (318); seguono Napoli (285), Bologna (267), Padova (211), Bari (160), Trento (159), Modena (155) e Salerno (151) che chiude la top ten. “Nella nostra regione il vero exploit è quello delle start up innovative assieme alla crescita delle spese per Ricerca e Innovazione (in linea con il dato nazionale del +1.3%) – dice Vito Grassi, vicepresidente dell’Unione Industriale di Napoli e amministratore unico di Graded -. Sul fronte dell’innovazione mostriamo una nuova vivacità che ci rende finalmente attrattivi anche per i grandi colossi internazionali quali Apple, Cisco, Google“.

Dall’innovazione alla ricerca: la Campania continua a crescere a velocità maggiore del Mezzogiorno e, in molti settori, anche del resto d’Italia. Qual è il dato del rapporto Srm che l’ha colpita di più?

Il vero exploit è quello delle start up innovative che in Campania crescono del 44,5% a fronte di una media Sud del 30,2% e italiana del 24,4%. Dati da cui emerge una nuova vitalità per la Campania grazie al connubio tra università e imprese. La Campania è al primo posto tra le regioni meridionali e quinta in Italia per start-up innovative con 623 unità pari al 7,4% del dato nazionale; ed è prima al Sud anche per investimenti in ricerca e sviluppo con un peso relativo della spesa sul Pil dell’1,3%, dato superiore a quello della macro area (1,07%) e in linea con quello nazionale (1,33%). Senza dimenticare che abbiamo ben due capoluoghi di provincia – Napoli e Salerno – nella top nazionale per numero di nuove imprese hi-tech.

E’ per questo che anche i grandi colossi dell’innovazione cominciano ad interessarsi alla Campania?

La vitalità della nostra economia, specie sul fronte della ricerca e dell’innovazione, è dimostrata anche dall’interesse crescente di colossi come Cisco, Google ed Apple che hanno deciso di investire a Napoli e la scelta della Federico II tra i competence center individuati dal Governo. E’ dall’asse tra imprese, mondo accademico e della ricerca che bisogna partire per agganciare le possibilità di sviluppo offerte dal piano Industria 4.0. E su questo fronte come sistema Confindustria ci stiamo già muovendo da tempo.

In che modo Confindustria sta favorendo il processo di innovazione delle Pmi campane?

Promuoviamo da tempo la crescita dell’innovazione sul territorio anche attraverso una proficua collaborazione e numerose intese con il sistema universitario locale e con i principali Istituti di Ricerca per l’adeguamento dell’offerta formativa. In linea con il progetto strategico nazionale di Confindustria abbiamo costituito a luglio il “Campania Digital Innovation Hub”. Soci fondatori sono le 5 territoriali campane di Confindustria e l’Ance regionale. A breve aderirà anche l’Università Federico II.

Attraverso quali strumenti l’Innovation Hub campano potrà supportare le imprese del territorio?

Campania digital innovation hub supporterà la trasformazione digitale e il trasferimento tecnologico delle imprese, cercando un confronto costante e costruttivo con i vari livelli istituzionali e promuovendo il raccordo anche con altre università e centri di ricerca.

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