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A Bordo Campo: Soddisfazione o delusione?

  11 Luglio 2017

L’essenza della stagione 2016/17 degli azzurri.

Si è appena conclusa la stagione 2016/17 degli azzurri del Napoli e sicuramente un senso d’incompiutezza, di un “poteva essere e non è stato”, aleggia tra i tifosi più accesi e meno riflessivi, per tacere di certa parte della critica nazionale, sempre pronta a giudicare un’annata se non attraverso i trofei conseguiti.

Si è molto discusso su quello che doveva essere il ruolo del Napoli, in ragione del 2° posto conseguito 12 mesi orsono, al termine di una cavalcata entusiasmante che la portò a scavalcare la compagine giallorossa capitolina.

Analizzare tutto quanto fatto dal team di Sarri, alla luce del mero conseguimento della 3^ piazza, con conseguente accesso ai gironi champions se non attraverso gli insidiosi preliminari, non è oggettivamente semplice, se ci si ferma appunto al dato freddo del gradino inferiore rispetto alla stagione precedente. Semplice non è, appunto, ma proviamo ad andare oltre, cercando e trovando la ricchezza prodotta.

Si è trattato, a ben vedere – al netto della fuoriuscita agli ottavi di finale Champions ad opera dei blancos madrilisti ed alla semifinale Tim Cup per mano degli ancora una volta scudettati juventini (seppure con l’ombra forte di un arbitraggio non all’altezza) – di una stagione contrassegnata da numeri da capogiro, che non possono e non devono consegnare alla storia un giudizio finale negativo.

Il maggior numero di gol stagionali (4° anno di fila sopra i 100), maggior numero di segnature fuori dalle mura amiche (record precedente risalente alla stagione ’49 – ’50), minor numero di sconfitte rispetto alle compagini che l’hanno preceduta in graduatoria, ben quattro giocatori (il tridente di attacco oltre al capitano “Marekiaro”) in doppia cifra, valore di mercato della maggior parte della rosa aumentato a dismisura e tanto altro ancora.

Non può sfuggire in questa panoramica la felice intuizione di Mr. Sarri allorquando, a seguito del gravissimo incidente di gioco patito da Milik, ha dovuto inventarsi un nuovo centravanti, capace di scardinare le difese avversarie, ricerca che è costata l’assenza di risultati positivi nel mese di ottobre 2016 e che, di fatto, ha generato il vero distacco dalla Juventus, in ottica scudetto. Allenamenti su allenamenti hanno poi prodotto un autentico gioiello, Dries (Ciro) Mertens, con un bottino di oltre trenta segnature complessive (fra campionato e coppe), risultato incredibile per chi attaccante puro non era mai stato. I suoi guizzi, le sue serpentine, la sua capacità straordinaria di sterzare da un lato all’altro con una velocità sorprendente per qualsivoglia avversario, lo hanno consacrato autentico bomber, amatissimo beneamino di una folla impazzita, nonché oggetto del desiderio da parte delle compagini d’oltre frontiera, pronte a soffiarlo a de Laurentis (che lo ha blindato con un contratto più che raddoppiato, sulla scia di quello di Insigne) a colpi di cascate di milioni di euro.

Ma in tutto questo, il vero, autentico e sublime artefice di un’annata che passerà alla storia del Calcio Napoli, non può che essere il condottiero Maurizio Sarri, l’incontrastato protagonista di un gioco che ha affascinato (e compattato) la critica tutta, con la sua fitta rete di passaggi, con l’aggressione immediata al portatore di palla avversario, con i fraseggi mandati a memoria, con i lanci di Insigne per Callejon, con le incursioni centrali ed elegantissime di un sempre più efficace capitan Hamsik, insomma una splendida orchestra, incapace di steccare, se non in rare occasioni, per quanto fatali, ai fini del verdetto finale (vero Pescara, Palermo, Sassuolo ed Atalanta?). 

Ora… le vacanze, ma solo per i giocatori, posto che la società dovrà lavorare sul mercato in modo intelligente ed oculato, creando le giuste premesse per un futuro più radioso e, possibilmente, con qualche titolo in bacheca. Buon’estate.

>di Antonio di Luna

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